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Ansia: come riconoscerla e curarla

L’ansia è una malattia?

Spesso, i pazienti mi domandano se l’ansia è una malattia.

Mi ricordo di una ragazza molto giovane, sui 25 anni. La chiameremo Gabriella. Era molto attiva, studiava e lavorava, doveva partire per l’Erasmus. In poche parole, una persona molto dinamica, che fino a quel momento non aveva mai sperimentato gli effetti dell’ansia.

Quando è venuta nel mio studio di psicologo, nel quartiere Eur di Roma, Gabriella mi ha detto: “Io sono malata”.

Non era la prima volta che sentivo un’affermazione del genere.

L’ansia è una malattia? La risposta più semplice che si può dare è che l’ansia è uno stato d’animo.

E come tutti gli stati emotivi sta dentro di noi per un motivo.

L’ansia svolge una funzione.

Per questo, non possiamo etichettarla come malattia. Non in senso assoluto, perlomeno.

Il problema sorge quando l’agitazione che proviamo supera una certa soglia di sicurezza, un limite oltre il quale scatta in noi una sorta di allarme.

A quel punto, l’ansia si trasforma in un disagio.

Ma come capire quando l’ansia degenera fino a diventare patologica?

È semplice: l’ansia ha i caratteri della malattia nel momento in cui diventa un ostacolo alla vita. In termini tecnici si dice che compromette la nostra normale funzionalità.

Nel caso di Gabriella, l’ansia si era palesata all’improvviso e l’aveva costretta a rinunciare alla sua vita normale, condizionando pesantemente ogni aspetto della sua quotidianità.

Gabriella non riusciva più a fare quello che faceva prima:

  • Aveva smesso di andare a lezione all’università

  • Aveva difficoltà ad uscire con le amiche

  • Non riusciva più a stare tranquilla con il suo ragazzo

In casi come questo, è facile classificare l’ansia come malattia. Una malattia fortemente invalidante, aggiungerei.

Ma dietro l’ansia c’è un mondo da scoprire.

Nel mio approccio, che non è legato alla storia del problema quanto al suo funzionamento, è la soluzione che spiega il problema. Per fare un esempio, nel caso di Gabriella, invece di concentrarci su da dove venisse, ci siamo focalizzati su quello che lei faceva nel tentativo di “controllare” il problema, al punto tale che il costante “iper-controllo” non divenne il problema stesso.

La funzione dell’ansia

L’ansia ha una funzione diversa per ciascuno di noi.

Per alcuni, l’ansia è un campanello d’allarme, capace di segnalare che una certa persona, una certa situazione o anche un certo lavoro, non va più bene per loro.

Tante persone che vengono a colloquio con me sperimentano la cosiddetta ansia da lavoro.

Mi viene in mente un paziente che ho visto qualche tempo fa. È un ingegnere molto magro, con gli occhiali, il viso appesantito dalla stanchezza, da notti insonni. Lo chiameremo Francesco. Mi raccontava che è sempre stato un gran lavoratore e già dall’Università uno studente promettente.

Poi, all’improvviso, si è manifestata questa forte ansia che lo opprime:

“Io mi sveglio il lunedì mattina che ho tutta la settimana davanti e quello è il giorno peggiore. Quando finalmente arriva il venerdì sera, tiro un po’ il fiato. Ma la domenica già so che il giorno dopo mi risveglierò con l’ansia e non mi godo nemmeno la domenica”.

Insieme a Francesco, abbiamo indagato la sua ansia. E abbiamo compreso che il lavoro che svolgeva gli piaceva davvero. Ma l’ambiente in cui si trovava non gli consentiva di essere sereno. Le condizioni in cui lavorava per lui erano davvero insopportabili.

L’angoscia che sentiva dentro di sé si è risolta nel momento in cui ha trovato un impiego presso una società straniera che gli permetteva di fare sempre lo stesso lavoro, ma con condizioni per lui più accettabili.

L’ansia stava dicendo a Francesco che doveva trovare qualcosa di più adatto a lui.

Come si manifesta l’ansia?

I sintomi tipici dell’ansia sono dati dall’iperattivazione del sistema simpatico, che ci mette in modalità “attacco-fuga”. Ecco, allora, che assistiamo a una serie di modificazioni corporee, che ci predispongono a reagire a un potenziale pericolo imminente:

  • la digestione si blocca

  • senti un peso sullo stomaco

  • hai un senso di oppressione al petto

  • il tuo battito cardiaco accelera, hai la tachicardia

  • la pressione sanguigna si alza

  • hai difficoltà a respirare, al cosiddetta fame d’aria

  • provi un senso di vuoto e vertigini

  • i tuoi muscoli si tendono

  • senti formicolio in diverse parti del corpo, spesso agli arti (mani e piedi)

  • sudi in modo eccessivo

  • hai vampate di calore oppure brividi di freddo

Quando l’ansia si cronicizza, diventando un sistema, cioè il modo in cui reagiamo alla vita, potremmo cominciare ad avere problemi di varia natura, dall’ipertensione a malattie del sistema cardiocircolatorio.

Questo accade perché il nostro sistema simpatico viene sottoposto a sollecitazioni continue, a uno stress costante. La tensione va a scaricarsi su una serie di organi bersaglio, provocando dei danni reali.

È per questo che si dice che l’ansia può avere effetti negativi sulla salute.

Volendo semplificare il discorso di molto, è come se spingessimo una macchina sempre al massimo della velocità, potrebbe andar bene inizialmente, poi…chissà …

Perché con il caldo aumenta l’ansia?

Spesso, quando arriva l’estate, le persone manifestano più ansia. L’impressione generale è che sia il caldo a innescare e accentuare il disagio.

Ma la verità potrebbe essere un’altra.

L’ansia ha a che fare con l’angoscia che è legata all’incertezza. D’estate, oltre al caldo, arrivano anche le ferie cioè quel momento in cui interrompiamo la solita routine lavorativa per prenderci un po’ di meritato riposo.

Quello che sto per dirti può sembrare un controsenso.

Di solito, infatti, pensiamo che se una persona va in vacanza sta meglio perché stacca dal lavoro e può finalmente rilassarsi.

Ma non è affatto così, almeno non sempre.

Nel mio studio di recente è venuto Mario, un uomo di cinquant’anni che, all’arrivare dell’estate, ha cominciato a provare una forte ansia. Continuava a pensare al lavoro che avrebbe lasciato, alle cose da fare.

Prendersi del tempo per sé non sembrava proprio un sogno.

Parlando con lui, è venuto fuori che la sua ansia era legata al desiderio di non passare le vacanze insieme alla moglie e soprattutto alla sua incapacità di esprimere questo concetto alla partner.

Può sembrarti banale, ma non sai quanto spesso mi capiti di ascoltare e vedere persone che non riescono a comunicare la verità del proprio animo all’altro, con il risultato che il rapporto diventa sempre più non autentico.

Di certo se dovessimo immaginare un “habitat” favorevole all’ansia è proprio questo.

Come vedi, l’ansia è multiforme.

Ogni ansia ha una storia da raccontare e una soluzione diversa.

Tanto che spesso quando una persona con cui ho lavorato sull’ansia dà a qualcun altro gli stessi esercizi che gli ho assegnato, questi si rivelano inefficaci.

Perché?

Perché il vestito è quello, ma va adattato a chi lo indossa. Fuori di metafora, ognuno di noi è diverso e la soluzione deve essergli cucita addosso, proprio come un vestito su misura.

Differenza tra ansia e attacchi di panico

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Molti non conoscono la differenza tra ansia e attacchi di panico.

Spesso vengono da me persone che mi dicono di soffrire di attacchi di panico, che si manifestano più volte nel corso della settimana.

La prima cosa che domando è: “Quanto durano questi attacchi di panico?”.

Loro mi rispondono: “Tutto il giorno”.

Ebbene, questo è del tutto impossibile.

L’attacco di panico è un momento di tilt, di blackout totale. È come se il cervello staccasse la spina. Tanto è vero che chi prova l’attacco di panico, spesso sperimenta la paura di perdere il controllo e il terrore di morire perché non riesce a capire cosa gli stia accadendo.

È un’esperienza molto forte e violenta, che ti lascia stordito e senza energie, spossato.

Ma l’attacco di panico dura al massimo una ventina di minuti. Non può andare avanti tutto il giorno.

Quella che ti opprime il petto e non ti lascia respirare per ore è l’ansia.

L’ansia è più diffusa e può durare anche diversi giorni.

Ansia e attacchi di panico non sono la stessa cosa.

Se soffri di ansia, non significa che in futuro avrai attacchi di panico. Non necessariamente. La possibilità c’è ma varia caso per caso, dipende dalla situazione della persona.

Non tutte le persone che provano una forte ansia, anche per anni, arriveranno all’attacco di panico.

Quali sono i tipi di ansia?

Esistono tante tipologie diverse di ansia:

Ansia da prestazione

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Prendiamo il caso di un perfezionista che ha necessità di essere sempre al top, di comportarsi sempre nel modo giusto, di dire sempre la parola giusta, di proiettare un’immagine di sé priva di incrinature.

Questo atteggiamento mentale diventa un problema nel momento in cui ci si rende conto che la perfezione è impossibile da raggiungere.

Cadiamo, dunque, nel caso dell’ansia da prestazione.

Chi la prova, spesso sperimenta un senso di inadeguatezza molto forte.

Ansia da abbandono

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Può accadere che una persona sottoposta a un lutto o anche alla fine di una storia d’amore possa sperimentare una forte ansia da abbandono. Il sentimento che si prova di fronte alla morte e alla conclusione di qualcosa di importante è proprio l’ansia, che ha a che fare con l’incertezza.

Spesso, l’ansia è una strategia, una tentata soluzione da parte della persona che attraverso il suo malessere cerca di trattenere l’altra persona che se ne va.

Ma di questo parleremo in un altro articolo

Ansia da guida

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L’ansia alla guida è quella che colpisce che ha timore di mettersi al volante.

Al solo pensiero di portare la macchina, chi soffre di ansia alla guida avverte un forte malessere, agitazione e angoscia crescenti.

Le possibili cause e quindi le soluzioni sono diverse da caso a caso.

Mi viene in mente il caso di Matteo, un signore di 45 anni. Ha una famiglia molto unita, che gli dà tanto. È una persona solare e simpatica. La prima volta che è entrato in studio da me al quartiere Eur, gli ho visto riporre uno zainetto, all’interno del quale aveva una sorta di farmacia. Mi è venuta in mente una battuta del film di Verdone “Maledetto il giorno che t’ ho incontrato”, in cui il protagonista tirando fuori un sacco pieno di medicine dice a Margherita Buy “Copro tutto, fino al delirio schizoide”.

Nel caso di Matteo quest’ansia da guida si era verificata per un vero e proprio trauma vissuto mentre era al volante. Aveva fatto tante terapie. Erano andato a scavare nel suo passato, trovando una spiegazione al proprio disturbo in un lutto che aveva subito da una precedente partner.

Però questo tipo di intervento terapeutico non aveva avuto molto effetto su di lui.

Tanto che aveva fatto ricorso agli psicofarmaci per cercare di alleviare la propria sofferenza e gestire il problema di ansia.

Con Matteo abbiamo fatto un lavoro abbastanza rapido su come affrontare l’ansia alla guida.

In casi come questo, infatti, la soluzione migliore è trovare il modo per fronteggiare l’ansia, anziché continuare a scappare.

Se si continua a fuggire dall’ansia, arriva il giorno in cui fuggire diventa la regola e ci si mette nella posizione della rinuncia che apre le porte agli stati depressivi. Piuttosto, bisogna trovare il coraggio di affrontarla.

Ansia positiva e ansia patologica

L’ansia può essere anche positiva.

In effetti, l’ansia entro certi limiti ci dà quasi dei superpoteri perché:

  • potenzia la memoria

  • aumenta l’attenzione

  • attiva i riflessi

Addirittura, se ci facciamo un taglietto e siamo sotto ansia, non sanguiniamo perché la circolazione sanguigna periferica è inibita. A livelli contenuti, quest’ansia prestazionale ci aiuta perché serve a preparare l’organismo a fronteggiare un pericolo o una prova.

Pensiamo, per esempio, a un incontro importante o un esame.

Quella piccola agitazione che proviamo prima della prova ci spinge a fare il meglio possibile.

In questi casi vediamo la natura evolutiva e adattiva dell’ansia.

Nella preistoria, l’uomo primitivo aveva necessità di difendersi e scappare dai predatori. L’ansia era una risorsa preziosa perché lo teneva all’erta e gli permetteva di essere pronto all’evenienza.

Oggi quest’ansia ci coglie quando dobbiamo stare inchiodati alla scrivania per altre dodici ore. In questo mondo, il predatore è il nostro collega di lavoro scortese, è il capo ufficio che ci fa mobbing oppure è un partner sbagliato.

Ecco allora che le energie che l’ansia ci dà per scappare, non vengono bruciate attraverso l’attività fisica, come avveniva per l’uomo della pietra che scappava a gambe levate.

Quelle energie, quella tensione resta bloccata dentro di noi.

L’ansia patologica dare vita a una serie di patologie, non ultima il diabete.

I danni dell’ansia sulla salute

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Un’ansia cronica che si prolunga oltre ogni limite, senza essere trattata in alcun modo, può incidere molto sulla salute anche fisica della persona.

L’aumento delle secrezioni legate a una tensione massima e costante nel tempo è responsabile di un incremento del livello di zuccheri nel sangue. Questo può portare a dei picchi glicemici, che sono l’anticamera del diabete.

Anche il sistema cardiovascolare viene sottoposto a un forte stress.

Per non parlare di tutte le somatizzazioni innescate dall’ansia.

Ma quando parliamo di effetti dell’ansia sulla salute, dobbiamo includere anche le conseguenze relative all’evitamento di tutte quelle situazioni che possono provocare ansia.

Chi si comporta in questo modo, non vive più. Al massimo sopravvivere.

Permane all’interno di una zona di comfort che assomiglia molto a una cella, le cui mura continuano a stringersi, rendendo la persona inabile a fare tutto quello che faceva prima, dall’uscire con gli amici per una pizza all’andare a lavoro.

L’ansia passa da sola?

Qualche volta i pazienti mi chiedono: “L’ansia va via da sola?”

Se intendiamo dire che l’ansia è una condizione transitoria e passeggera, allora la risposta è: sì, l’ansia passa da sola.

Ma bisogna capire la quantità cioè il livello dell’ansia di cui stiamo parlando.

Abbiamo detto che questa sensazione di tensione e agitazione che proviamo è un campanello d’allarme. Finché non riusciamo a cogliere il messaggio che ci sta trasmettendo, l’ansia non passa mai per davvero.

Scompare per un po’, ma poi si ripresenta. Tende a tornare, fino a cronicizzarsi e a diventare un sistema, tanto che qualsiasi situazione di incertezza e dubbio ci esporrà all’ansia.

Il “messaggio”, e questa è una differenza molto importante, non va dedotto, ma appreso dopo l’aver applicato la giusta soluzione.

Di nuovo: è la soluzione che spiega il problema.

Cosa succede se non si cura l’ansia?

Non è detto che l’ansia degeneri per forza in attacchi di panico.

Tuttavia, se non si cura l’ansia, si finisce con il chiudersi nella propria comfort zone le cui mura si stringono sempre di più. Come il famigerato cappio che si stringe sulla gola del condannato.

Il rischio è quello di non riuscire più a vivere normalmente, rimanendo prigionieri dell’angoscia che ci impedisce di svolgere le normali attività quotidiane.

Come la paziente di cui ho parlato all’inizio, Gabriella, che aveva smesso di uscire con le amiche e di trascorrere momenti felici con il suo fidanzato.

Come si cura l'ansia?

Non c’è un solo modo per curare l’ansia. O meglio, poiché l’ansia di ciascuno è diversa e ha una sua funzione, bisogna trovare il trattamento adeguato per il singolo caso.

Secondo il mio approccio, è importante innanzitutto cercare di capire cosa fa la persona quando ha l’ansia.

Normalmente, la persona evita, scappa. Davanti all’ansia fugge via.

Ma più si fugge, più l’ansia peggiora, dando vita a un circolo vizioso che non porta a nulla e peggiora soltanto la situazione.

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Rimedi naturali contro l’ansia

Dicono esistano dei rimedi naturali contro l’ansia.

Potremmo intendere come metodo naturale lo sport, che aiuta ad alleviare la tensione, scaricandola con l’esercizio fisico.

Ma se l’ansia ha a che fare con l’evitamento, come spesso accade, cercare di controllarla con “espedienti” più o meno efficaci potrebbe portare a un peggioramento del problema.

Volendo fare un esempio, Mirella, entrò nel mio studio dicendo che non poteva uscire di casa se non portava con sé la borsa della sopravvivenza, come la definivo io.

Sicuramente, come nel caso di Francesco di cui ti ho parlato prima, dentro alla borsa ci saranno anche stati rimedi utili.

Ma allo stesso tempo, l’ansia in questi casi era proprio legata al volersi a tutti i costi “appoggiare” a qualcuno, o qualcosa.

Come dire: più ti appoggi, più cadi.

Farmaci contro l’ansia

Molto spesso l’ansia non ha bisogno di farmaci, se non in casi gravi.

Se l’ansia è così invasiva da non consentire di fare più nulla, è auspicabile che la persona si rivolga a uno psichiatra. Non per risolvere il problema ma perché attraverso l’uso dei farmaci possa ritrovare un minimo di lucidità e stabilità per potersi occupare della sua ansia.

È importante, però, che la persona che assume farmaci sia seguita e affiancata da due figure professionali che lavorano in sinergia: da un lato lo psichiatra, l’unico che può prescrivere una cura farmacologica, stabilire dosi e modalità; dall’altro uno psicologo che possa seguire e sostenere la persona in un percorso che la porti a sviluppare le risorse necessaria ad affrontare la sua ansia e a risolverla.

I farmaci, infatti, non sono una soluzione definitiva per l’ansia.

Potrebbe accadere come a Luisa che, su suggerimento della sua terapeuta, si è rivolta a uno psichiatra per cominciare un percorso farmacologico.

Questa ragazza è venuta da me l’estate scorsa. Aveva interrotto l’assunzione di psicofarmaci e subito dopo tutti i problemi che aveva avuto prima si sono manifestati di nuovo.

Perché?

Perché l’ansia è un sistema, un modo erroneo di approcciarsi alla vita. Quindi quando si interrompe una cura di tipo farmacologico, che tiene a bada i sintomi, succede che questi ritornino.

L’unico modo per superarla davvero è attraverso un percorso di tipo psicologico.

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