Chissà se vi è mai capitato di sentire frasi tipo: “Solo i pazzi vanno dallo psicologo” oppure “Lo farà impazzire lo psicologo!”.
Vorrei rassicurare tutti: per prima cosa, dallo psicologo non ci vanno i pazzi. Anzi, molto spesso i problemi più gravi li hanno le persone che dicono “Io non andrò mai dallo psicologo, non lo farò mai nella mia vita”. Questi sono coloro che, in clinica, manifestano sintomi definiti egosintonici, vale a dire sono coloro che hanno disturbi gravi, gravissimi ma dicono “Tutti sono pazzi, tranne me. Io sono l’unico che va bene, tutti gli altri sono sbagliati”.
Qualcuno dice “Non credo alla psicologia”
Riguardo al dire “Non ci credo, non credo alla psicologia”. Beh, nel primo caso, diciamo che la psicologia non è vudù, non è una fede a cui aderire o meno. È una disciplina che peraltro ha tradizioni importanti, gli strumenti che utilizza sono standardizzati, non ha nulla a che vedere con il mondo della fede, a cui peraltro bisogna portare rispetto.
Ma sono due cose completamente diverse e distinte.
“Mi vergogno di andare da uno psicologo”
Sarà sicuramente capitato anche di sentir dire da qualcuno, conoscente o amico, che non va dallo psicologo perché si vergogna. Lo vede come un estraneo di fronte al quale si trova a disagio nel raccontare i propri problemi. Per la verità, di tutte le cose che sento è quella che trovo più comprensibile. Tu vai da una persona che non conosci e confidi cose molto personali, private, intime. Dunque l’imbarazzo è del tutto normale.
Vorrei, però, tranquillizzare le persone: lo psicologo è un professionista che ha fatto un suo percorso, non è qualcuno che giudica perché se lo fa non è affatto un buono psicologo. Io posso dirvi che quando c’è qualcuno davanti a voi che vi fa sentire giudicate, è bene chiarirlo e cercare di parlarne. Uno psicologo è tale perché non giudica. Se lo fa, perde la possibilità di potervi aiutare.
Se vado dallo psicologo, poi sarà dipendente da lui/lei
Esistono anche le persone che hanno paura di andare dallo psicologo perché temono di sviluppare una dipendenza nei riguardi di questa figura e non saprebbero come gestirla.
Un buon psicologo crea indipendenza, non crea dipendenza.
Lo scopo ultimo è che le persone possano riprendere in mano la propria vita e farlo da indipendenti, non da dipendenti. Se quello che hai davanti è un buono psicologo, sarà lui o lei a proporti di andare avanti nel tuo percorso senza nessun tipo di sostegno psicologico.
Chi sono le persone che vanno dallo psicologo?
A questo punto vi potreste domandare: ma allora, chi va dallo psicologo? È una bella domanda. Volendo semplificare al massimo, esistono due tipi di persone che vanno dallo psicologo. Due grandi categorie con dentro tutte le possibilità del mondo. La prima include quelle persone che hanno problemi di adattamento, individui che possono avere difficoltà adattive rispetto a un evento traumatico della loro vita, come i lutti, una rottura col proprio partner, momenti in cui ci si sente stanchi, tristi, ansiosi. Possono essere problemi di adattamento al proprio mondo personale, a quello che c’è nella testa della persona oppure può essere qualcosa che ha a che fare con le relazioni, con l’altro, con l’ambiente di lavoro.
Poi esistono le persone che vanno dallo psicologo perché vogliono migliorare in qualcosa.
Io come psicologo clinico e come life and business coach amo questa categoria perché, in questo caso, si usano strumenti del coaching, si entra nell’ambito dell’empowerment, il potenziamento delle capacità e abilità dell’individuo. Personalmente, lo trovo molto bello e stimolante poiché si lavora insieme, fissando degli obiettivi e si cerca di raggiungerli. Quante volte una persona vorrebbe migliorare un aspetto della propria vita, la propria forma fisica, una performance e non ci riesce?
Ecco, lì ci sono strumenti di coaching interessanti.
Succede spesso che una persona viene perché ha un disagio, una difficoltà psicologica. Poi, dopo qualche seduta si sente meglio, bene e a quel punto manifesta l’intenzione di voler migliorare qualcosa della propria vita. Allora lì subentra il coaching, a completamento del percorso. Qualche volta succede il contrario, quando una persona viene perché vuole fare delle sessioni di coaching e quando entra nel setting si rende conto che a frenarlo è qualcos’altro che deve essere risolto prima di poter fare un percorso di empowerment.
Noi tutti siamo complicati. Bisogna imparare a comprendere che ci sono tanti parti di noi e si può lavorare con tutte queste parti. In una società che ci porta sempre più verso la competizione, secondo me è importante poter prendere confidenza con tutte queste parti di noi stessi.
Nel prossimo video parleremo delle dipendenza affettive. Io vi saluto,
A presto!
dottor Manuel Marco Mancini, psicologo Roma Eur