Il lutto: perdere una persona cara
Perdere una persona cara è forse uno dei dolori più grandi che si possano vivere, a qualunque età.
Per parlare del lutto, prenderò il caso di una mia paziente, che chiameremo Ginevra, una ragazza di appena vent’anni, iscritta all’università, estremamente in gamba e intelligente, venuta nel mio studio diverso tempo fa.
Purtroppo, aveva perso il padre dopo una lunga malattia.
Nonostante fossero passati ormai due anni, questa giovane manifestava ancora i sintomi del lutto, che elenco brevemente:
- il costante ricordo della persona cara defunta
- il rivedere quella persona anche nei più piccoli gesti, nei modi di dire delle altre persone
- i sogni, in cui lei immaginava il padre ancora vivo, ma sofferente a causa della sua malattia
Si tratta di sintomi piuttosto difficili da schematizzare, a differenza di quelli legati all’ansia.
Ma, ciò che caratterizza in particolare la condizione di lutto è il dolore che si riaccende ogni volta che ci sovviene la memoria di chi non c’è più.
Il dolore si scatena spesso in seguito a pensieri ricorrenti e intrusivi, cioè che pensieri (o immagini) che irrompono all’improvviso nella mente, anche mentre siamo impegnati in altre attività.
A lei accadeva mentre studiava sui libri dell’università per un esame.
Ma anche quando, passeggiando per Roma, si ritrovava a camminare per alcune vie familiari, percorse insieme al padre.
O ancora quando sentiva in bocca un certo sapore che le ricordava un’esperienza fatta con il genitore.
Tutte queste esperienze quotidiane la riportavano in questo baratro di dolore.
Dopo un lutto si cambia?
Qualcuno si domanda: dopo un lutto si cambia?
Posso rispondere certamente che sì, la perdita è un’esperienza destabilizzante, che ci trasforma.
Questo accade per due ragioni.
La prima è che tutti i sintomi che abbiamo appena visto incidono profondamente sulla nostra funzionalità, modificando il nostro modo di vivere la quotidianità.
Come si può dare il massimo sul lavoro, impegnarsi nello studio o anche dedicarsi al proprio partner quando si è dentro un dolore così lancinante?
Ma si cambia anche perché talvolta, dopo il lutto, prendiamo una caratteristica della persona che abbiamo perduto e la facciamo nostra. Assumiamo alcuni atteggiamenti o comportamenti che ricordano il caro estinto.
È un meccanismo automatico e fisiologico, che permette di tenere con sé, nel proprio cuore, la persona che non c’è più.
Problemi di coppia dopo un lutto
Spesso, anche le relazioni di coppia risentono di un lutto.
Mi viene in mente la storia di Luigi e Michela, una coppia venuta da me in studio a Roma Eur qualche mese fa.
Luigi aveva un rapporto quasi simbiotico con la mamma. Il padre non c’era mai stato nella sua vita e quindi si era legato alla madre, che per lui rappresentava tutto.
Quando la madre di Luigi è morta, la sua compagna Michela non è stata in grado di accogliere e comprendere il dolore del partner. Anzi, mi ricordo che davanti a me diceva: “Beh, io capisco il dolore, però dopo tre giorni dovrebbe tornare a lavoro”.
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Quando il partner reagisce in questo modo, l’altro si sente solo nel proprio dolore.
Non dobbiamo mai dimenticare che noi esseri umani abbiamo l’esigenza di sentire la vicinanza dell’altro quando soffriamo. Quindi quando l’altro che noi scegliamo come compagno di vita ci “tradisce” non comprendendo il nostro dolore, è chiaro che ci sentiamo abbandonati.
Per questo, si finisce con il ritirarsi, si disinveste nel rapporto perché non si sente più quel sostegno fondamentale da parte del partner, fino ad aprire una vera e propria crisi di coppia.
Blocco emotivo dopo un lutto
Dopo un lutto è possibile che si crei un vero e proprio blocco emotivo. Chi vive il dolore della perdita, non riesce più a sentire le emozioni, a lasciarsi andare.
Questo ha senso se pensiamo ai sintomi manifestati dalla prima paziente che ho citato, Ginevra.
Talvolta, dopo la morte di una persona cara, si comincia a soffrire di attacchi di panico, di problemi di forte ansia, dati dal fatto che ci sentiamo smarriti e perduti, soli di fronte al mondo. Chi abbiamo perduto rappresentava un pilastro, un punto di riferimento.
Quindi, senza lui o lei, non abbiamo più orientamento.
La morte di coloro che abbiamo vicino ci mette di fronte a una sfida evolutiva molto difficile.

Il lutto complicato e le conseguenze di una perdita non elaborata
Spesso, sento parlare di elaborazione del lutto.
Ma c’è tanta confusione rispetto a questo tema.
Elaborare un lutto non significa non soffrire più né tantomeno dimenticare la persona amata e perduta.
L’amore vero porta con sé il dolore vero e questo fa parte della vita e va accettato. Non possiamo cancellarlo o relegarlo da qualche parte.
L’elaborazione è quando affrontiamo il dolore a viso aperto. E mentre prima quel dolore ci bloccava, impedendoci di vivere, adesso ci spinge a farlo.
È come se insieme a quel dolore arrivasse un’opportunità evolutiva: un poter crescere e stare al mondo in modo diverso da prima.
Questa è la vera elaborazione.
È impossibile dimenticare l’amore che ci è stato dato. È un patrimonio per sempre, che custodiamo dentro di noi. È impossibile non commuoversi di fronte al ricordo di chi non c’è più.
Dal mio punto di vista strettamente clinico, se una persona ride davanti a un lutto, io so per certo che sta nascondendo un dolore enorme che prima o poi esploderà.
Quella sofferenza nascosta e rifiutata troverà un modo di manifestarsi, attraverso le somatizzazioni, l’ansia, gli attacchi di panico.
Queste sono tutte cose che succedono nel momento in cui qualcuno trattiene il dolore e non gli dà modo di esprimersi. Sono le conseguenze dirette di un lutto non elaborato.
Sintomi che ci invitano a guardarci dentro.
Come superare il lutto di un genitore
Perdere chi ci ha cresciuto e amato è terribile. L’unico modo per superare il lutto di un genitore è attraversare il dolore.
In terapia, è un momento molto delicato quello in cui si affronta questo tema. Chi sperimenta il lutto deve potersi fidare assolutamente del professionista a cui si affida, altrimenti non riuscirà mai a tirare fuori il dolore che prova e condividerlo con l’altro.
È importante rivolgersi a una persona che ci ispira totale fiducia, che non ci fa sentire giudicati, che ci guidi nell’elaborazione.
Come ricominciare dopo la morte del partner
Spesso mi è capitato anche di incontrare pazienti venuti da me dopo la perdita del proprio partner.
Come ho già scritto in passato, tutte le coppie attraversano diverse fasi dell’amore.
Quella iniziale, che coincide con l’innamoramento, è caratterizzata dalla simbiosi tra i due membri della coppia. L’altro per noi è tutto, gli abbiamo proiettato addosso tutta una serie di significati che ci appartengono. Lo immaginiamo perfetto, colui o colei che ci starà per sempre accanto, ci darà quel che ci manca, ci salverà.
Alcune coppie rimangono in questa fase e funzionano. Altre coppie evolvono in qualcos’altro.
Non esiste uno schema fisso quando parliamo di sentimenti.
Può accadere, però, che se si vive la perdita di un partner durante la fase simbiotica, il lutto è terribilmente difficile da lavorare e superare.
Uscirne richiede tanta pazienza e tanto tempo.
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