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Come superare la timidezza e avere successo

Cos’è la timidezza

Partiamo da un presupposto: la timidezza spesso si riferisce a situazioni sociali in cui devi esporti in prima persona.

Ti sarà capitato, nel momento in cui dovevi fare una relazione al tuo capo o ai tuoi colleghi, parlare a un tuo amico o al tuo partner, o magari incontrare persone nuove, di sentirti inadeguato o incapace di trovare le giuste parole per esprimerti.

A quel punto, hai preferito tirarti indietro, stare zitto o magari hai balbettato qualcosa, tutto rosso in viso.

In tutte queste situazioni, si parla di timidezza.

Parlare di timidezza in questi termini, però è un po’ riduttivo perché si finisce con il valutare soltanto la paura e il senso di insicurezza che esprimi nei contesti sociali.

Questo, però. è soltanto un aspetto, il più superficiale e visibile, della questione.

Un altro elemento fondamentale della timidezza è quello legato alla percezione di un basso valore di sé, a una scarsa autostima.

Perché una persona è timida? Le cause della timidezza

Esistono diverse ragioni per cui una persona “diventa” timida.

Questi meccanismi di paura e inadeguatezza si instaurano spesso all’interno della famiglia, quando siamo molto piccoli e dipendiamo completamente dai nostri genitori.

Spesso nel mio studio di Roma Eur mi capita di incontrare persone che hanno sviluppato una forte timidezza all’interno di nuclei familiari disadattivi per la loro autostima.

Vivere con un genitore ipercritico, che commenta in modo negativo tutto quello che facciamo, infligge delle profonde ferite che minano alla base lo sviluppo della nostra autostima e dell’amor proprio.

Ma anche l’essersi trovati di fronte a situazioni difficili da affrontare può produrre effetti nefasti, portandoci a non credere più in noi stessi e nelle nostre capacità, a elaborare un’immagine di noi stessi fortemente svalutata.

Dunque, la timidezza ha spesso ha a che fare con un copione familiare disadattivo.

Ma questa non è l’unica causa.

Prendiamo il caso di un mio vecchio paziente, che chiameremo Michele per tutelare la sua privacy.

Michele era venuto da me per un problema legato alla timidezza e all’autostima che era emerso in conseguenza di un episodio particolare. Professionista sanitario di un certo livello, faceva turni di lavoro con orari davvero massacranti imposti dai suoi superiori e un giorno, a causa della stanchezza, ha commesso un errore: si è trovato a dover fronteggiare una situazione e non è riuscito a farlo al meglio.

In quel momento, si è sentito profondamente inadeguato e quest’avvenimento lo ha segnato.

Michele non è mai riuscito a perdonarsi quell’errore e in lui si è instaurata una paura a fare, a prendere l’iniziativa, a farsi carico delle responsabilità.

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Quando la timidezza diventa un problema?

A questo punto ti starai chiedendo quand’è che la timidezza diventa un problema.

Chiariamolo: un po’ di timidezza non è di per sé un motivo di preoccupazione, soprattutto al giorno d’oggi, all’interno di una società in cui anche le cose più intime e profonde vengono sempre più esposte sui social o in televisione e messe sotto gli occhi di tutti. Pensiamo ai reality o ai vari programmi televisivi in cui si fa scempio delle emozioni più intime degli individui.

In un contesto del genere, essere un po’ più riservati e timidi non è affatto un problema o un motivo di demerito, dal mio punto di vista.

Il problema sorge nel momento in cui la timidezza si associa all’impossibilità di esternare, cioè quando ci impedisce di esprimere noi stessi, portandoci a evitare in modo sistematico tutte quelle situazioni che possono farci sentire inadeguati.

Lì si scade all’interno della timidezza patologica e della fobia sociale.

Il pericolo maggiore sta nel fatto che più la persona evita di fare qualcosa che teme, più la sua autostima si abbassa e il problema cresce, ingigantendosi sempre di più.

È il meccanismo dell’evitamento, che porta a conseguenze davvero pesanti per l’individuo.

Vincere l’insicurezza e la timidezza: alcuni consigli per essere più sicuri di sé

 

Ti starai chiedendo che cosa si può fare, da dove cominciare per vincere l’insicurezza e tornare a sentirti bene con te stesso, sicuro di te nelle varie situazioni.

Intanto, occorre capire se effettivamente c’è un problema di timidezza e autostima.

Chiediti stai scappando, se la paura che provi è così invasiva da impedirti di vivere normalmente la tua quotidianità, le tue amicizie, i rapporti di lavoro etc.

Un consiglio che posso darti da subito – che ho usato anche con Michele – è quello di evitare di metterti costantemente sotto accusa.

Dovresti evitare di stare lì a osservare te stesso e le tue azioni per giudicarti con rigore e durezza estrema.

Questa tendenza è piuttosto comune in coloro che hanno vissuto all’interno di una famiglia opprimente e giudicante, che hanno sentito su di sé lo sguardo severo di un padre o di una madre critica, sempre pronta a esprimere giudizi negativi.

Quando siamo adulti e lasciamo la famiglia d’origine per costruirci la nostra indipendenza, sottraendoci a quelle occhiate, finiamo spesso col diventare noi stessi quei giudici.

Quante volte ti sarà capitato di sentire una vocina dentro di te che ti dice sempre che potevi fare di più, che potevi fare meglio, che tanto è inutile provarci, che farai una brutta figura, che gli altri sono più bravi di te etc. etc.?

Come dice Paul Watzlawick nel suo splendido libro (che ti consiglio) “Guardarsi dentro rende ciechi”, è meglio evitare di mettersi troppo in dubbio.

Lo so che da più parti arriva l’invito costante a mettersi in discussione come strumento di crescita e miglioramento personale.

Ma io ti dico che questa tendenza è deleteria per la tua autostima, che è poi l’antidoto fondamentale contro le principali patologie quali ansia e depressione. Le evidenze scientifiche ci dicono che moltissimi casi di depressione riguardano persone che esagerano nella propria tendenza all’autocritica.

Come tutte le cose, occorre buon senso, una certa misura.

Non devi esagerare.

Nel caso di Michele, abbiamo lavorato sulla sua paura un pezzettino alla volta, scomponendola in varie piccole parti. Quando c’è un problema che sembra grande e insormontabile, infatti, è bene scomporlo e partire dalle sue parti più semplici, in un crescendo di difficoltà.

Michele è riuscito a ricostruire una solida autostima e soprattutto è tornato a essere felice e soddisfatto del proprio lavoro.

Non è un elemento secondario questo di cui ti parlo.

Spesso, infatti, chi ha problemi molto accentuati di timidezza e autostima comincia a mettere in dubbio tutto: la propria carriera lavorativa, le proprie frequentazioni e amicizie, il proprio partner.

Devi sapere infatti che questo non è un problema legato semplicemente alla persona.

Avere a che fare con una persona che non dice mai cosa pensa per timidezza, come fa sentire l’altro?

Ti lascio con questo piccolo spunto di riflessione, sperando possa esserti di aiuto.

 

 

Immagine di copertina: Immagine di wayhomestudio su Freepik

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