Quello della crisi di coppia è un problema molto attuale e diffuso. Per la verità, mi capita di frequente di incontrare nel mio studio di psicologo donne sui 35 anni, che esprimono grande tristezza e infelicità perché si sentono sole sentono di non essere riuscite a costruire qualcosa.
Si tratta spesso di situazioni in cui la coppia non c’è più.
Situazioni cioè in cui il legame che le univa a qualcuno si è spezzato e adesso che è finita, devono ripartire da capo, ricominciare, in un’età in cui magari è ci sono meno occasioni per incontrare persone nuove ed è più difficile trovare un partner.
Perché la coppia va in crisi?
Dobbiamo capire che nella maggior parte dei casi la coppia va in crisi perché è impossibile condividere i propri veri bisogni con l’altro.
Faccio un esempio banale per spiegarmi meglio: nel mio studio di Roma Eur arriva una coppia che vuole salvare la propria relazione. Durante una seduta in cui sono presenti entrambi, Beatrice e Matteo litigano davanti a me. Lui le dice: “Com’è possibile che vada così? Io ti porto la colazione a letto, ti regalo fiori, ti dimostro che tengo a te, perché ti arrabbi? Io sto cercando di fare qualcosa per te”
Beatrice risponde: “Sono dieci anni che mi conosci! Se mi vuoi far felice, sai che non devi portarmi né il caffè né i fiori ma piuttosto devi farmi una lavatrice perché io non ce la faccio più a occuparmi di tutto, sia a lavorare che a badare alle mille incombenze della casa e dei figli”
Quindi se dovessimo riassumerla, direi che la mancata conoscenza del bisogno dell’altro porta alla crisi di coppia.
Spesso le persone tengono nascosti questi bisogni, non li esprimono ad alta voce, perché immaginano di non poterli condividere all’interno della coppia.
Ma di questo parlerò più avanti.
Immagina la coppia più improbabile del mondo: un cane che si fidanza con un gatto. Diciamo che è il loro anniversario e vogliono farsi un bel regalo a vicenda. Il cane regala al gatto un bell’osso, mentre il gatto gli porta una bella lisca di pesce.
Questa storiella ci offre un esempio chiaro di quel che succede in coppia: ciascuno di noi, non conoscendo il bisogno dell’altro, gli dà quel che lui o lei desidera.
Perché faccio questo discorso?
Perché un errore molto comune nella coppia è quello di dare per scontato che l’altro abbia bisogno della stessa cosa di cui abbiamo bisogno noi.
Si vedono spesso situazioni in cui non essendoci conoscenza del più elementare dei prerequisiti per entrare in coppia con qualcuno – cioè che quel qualcuno conosca quantomeno i tuoi bisogni e li rispetti – la coppia entra rapidamente in crisi e la relazione naufraga.
Tutto ciò può declinarsi in vari modi:
crisi di coppia dopo l’inizio di una convivenza
crisi di coppia dopo il primo figlio
crisi di coppia dopo un lutto
crisi di coppia dopo un aborto spontaneo
crisi matrimoniale a 50 anni
Questo concetto è strettamente collegato a quello di comunicazione.
Senza una buona comunicazione di coppia è impossibile indagare l’effettivo bisogno dell’altro e di quanto abbia bisogno di quel che ci sta domandando.

La crisi di coppia all’inizio della convivenza
Spesso, una crisi di coppia si verifica all’inizio della convivenza, quando dopo lungo tempo trascorso insieme si decide di andare a vivere nella stessa casa.
Vivere insieme sembra il coronamento di un sogno d’amore, l’obiettivo che si prefiggono tante giovani coppie. Eppure, appena cominciata questa nuova avventura, il rapporto entra in una fase critica, tra litigi e pesanti silenzi.
Perché una coppia va in crisi poco dopo aver preso la decisione di andare a convivere?
Perché accade?
Sicuramente avrai sentito dire da molti professionisti che la ragione della crisi dopo la convivenza è la mancanza degli spazi. È sconsolante leggere in giro una simile banalizzazione, sentir parlare di spazio come se esistesse uno spazio fisico svincolato da quello mentale.
Il vero problema quando si inizia una convivenza è che manca il tempo per sé stessi, all’interno della coppia manca uno spazio mentale per il singolo individuo. E l’altro non sembra disponibile a concedertelo. Oppure, situazione altrettanto frequente, uno dei due critica l’altro perché non sembra avere alcun interesse o hobby al di là della coppia.
L’ho visto accadere a una coppia che è venuta da me in studio all’Eur: Umberto e Serena.
Lui, vedendola priva di qualsiasi interesse all’esterno della coppia, si trovava nella condizione di dover castrare o per meglio dire limitare i propri, di interessi. Doveva mettere da parte alcuni bisogni, come quello di andare con i propri amici a giocare a calcetto oppure leggersi un bel libro o vedersi una serie su Netflix da solo.
Non parlerei banalmente di spazio fisico, ma di spazio mentale. È un po’ come quando le persone vogliono mettersi a dieta per perdere peso e vedersi meglio, ma si preoccupano esclusivamente di perdere chili, peso fisico, senza far caso al peso mentale della cosa.
È un po’ questa l’idea alla base: la questione non è legata tanto ai metri quadri che si occupano.
La crisi di coppia si presenterebbe sia in una casa piccola, di dimensioni ridotte, sia all’interno di una villa a più piani con giardino e piscina.
In gioco c’è un concetto fondamentale, quello della giusta distanza/vicinanza nella coppia. Un tema che ho già trattato in un video che ti invito a guardare. Lo trovi qui sotto
Questa “giusta distanza” varia da persona a persona. Per questo, nella coppia possono crearsi grandi discussioni e liti poiché ciascuno di noi intende e interpreta in modo diverso questo concetto.
Crisi di coppia dopo un aborto spontaneo
Una situazione ancora diversa è quella delle coppie che vanno in crisi dopo un aborto spontaneo.
Il figlio tanto desiderato, che si aspettava insieme con trepidazione e gioia, all’improvviso non c’è più e ci si sente risucchiati in un buco nero di disperazione e dolore.
Quando si vive un’esperienza del genere, la donna che ha sentito il bambino in grembo sente il bisogno di condividere la tristezza, il vuoto e anche il senso di colpa.
Spesso mi è capitato di incontrare nel mio studio di Roma Eur pazienti che avevano sperimentato queste sensazioni terribili. Si incolpavano per non essere state abbastanza attente, ligie con le prescrizioni mediche e quant’altro.
Non sempre, però, il partner è disponibile ad accettare di condividere questo peso.
È allora che si apre la crisi di coppia.
Per molte persone, non si è veramente famiglia se non c’è un figlio.
Perdere quel bambino quando lo si sta aspettando quasi come un compimento della coppia, come la realizzazione di un progetto comune, getta i partner nella prostrazione e può innescare una profonda crisi di coppia.
In questi casi, la crisi è direttamente proporzionale all’aspettativa.
Se una coppia sta insieme investendo tante risorse ed energie sulla prospettiva di mettere al mondo un figlio, visto come il coronamento di un sogno, se poi questo non accade, va da sé che la coppia può andare incontro a grosse difficoltà.
Spesso, ciò comporta anche dei problemi di tipo sessuale.
Alcuni ginecologi quando approcciano la questione della maternità e della fertilità, lo fanno in maniera fredda, statistica, ignorando l’aspetto psicologico, raccomandando rapporti sessuali frequenti. È chiaro che quando un’attività che dovrebbe essere piacevole e appagante, che dovrebbe rappresentare un momento di unione e condivisione, diventa un lavoro, la situazione diventa più complicata.
Nella vita ci sono due certezze: che per far piacere una cosa, bisogna vietarla e viceversa, nel momento in cui una cosa piacevole diventa un obbligo, smette di essere appagante.
Crisi di coppia dopo il primo figlio
La crisi di coppia dopo la nascita del primo figlio è un argomento più complesso, con molte sfaccettature e sfumature da considerare.
Prima abbiamo parlato di spazio mentale.
Spesso per far nascere il primo figlio, si perde lo spazio mentale destinato alla coppia. Non c’è più intimità, non c’è più nulla.
Le emergenze, le difficoltà organizzative, i bisogni di questa nuova vita prendono il sopravvento, cancellando tutto il resto.
Ma questo già lo sapete.
Il problema spesso è un altro e riguarda più gli uomini che le donne.
In molti casi, accade che gli uomini diventano figli aggiuntivi delle donne. Invece di fare i padri, proporre regole, far rispettare dei limiti, diventano compagni di gioco dei propri bambini e sostanzialmente la donna si trova a fare da madre a due figli, uno più grande e probabilmente meno simpatico e carino del neonato.
Gli uomini sentono di aver raggiunto l’idea che avevano e non gli interessa più di essere dei partner, ma soltanto dei bravi padri e si lasciano andare a loro volta.
Così, le donne si ritrovano a ricoprire un doppio ruolo in casa.
Da un lato, devono sopperire alle mancanze del partner, avocando a sé la parte normativa, del genitore che impone regole e limiti (che spesso è quella portata avanti dagli uomini, ma non possiamo farne un discorso di genere), dall’altra deve fare la mamma, che solitamente rappresenta il genitore comprensivo, accogliente a prescindere.
In altre coppie, si verifica un’altra dinamica quando viene al mondo il primo figlio.
Succede che la donna, all’improvviso, diventa mamma e soltanto mamma.
La sua identità di donna, di compagna e moglie viene assorbita da quella di madre, quindi si trascura, si dedica completamente e solamente al bambino. Questo fa sì che il marito/compagno si senta messo da parte.
È come se si ritrovasse vedovo di colpo.
Da che aveva sposato una donna che gli piaceva sotto tutti i punti di vista (fisico e mentale), si trova a convivere sotto lo stesso tetto con una donna completamente trasfigurata, che non riconosce più, che non condivide con lui l’esperienza genitoriale che dovrebbero affrontare insieme e che si nega.
Mi viene in mente il caso di un mio paziente, Francesco.
Da anni desiderava diventare padre e finalmente era riuscito ad avere una bambina con l’amore della su vita.
Il suo sogno, però, si era presto trasformato in un incubo.
All’improvviso, infatti, la sua compagna non era più disponibile, troppo concentrata sulla nuova arrivata, che richiedeva tutte le sue attenzioni ed energie.
L’arrivo della bambina aveva cambiato tutto, sovvertito l’ordine, rimettendo in discussione l’organizzazione della famiglia e le priorità nella loro casa.
Invece di sentirsi felice, Francesco provava un senso di profonda solitudine perché la sua partner non aveva più tempo per lui, non poteva più dedicarglisi come faceva prima.
Sarebbe stato utile indagare questa situazione con una buona comunicazione, in modo tale che Francesco diventasse complice della moglie e non un “rivale” della figlia appena nata.

Crisi matrimoniale a 50 anni
La crisi di coppia non ha età. È possibile che i problemi nascano quando i due partner sono alle prime armi ma anche quando il matrimonio è ormai rodato.
Perché i matrimoni vanno in crisi dopo così tanto tempo?
Nel corso della relazione, le coppie vanno incontro a tante modificazioni fisiologiche.
I 50 anni sono un’età importante perché diciamo è l’ultima tappa prima del lungo viaggio verso la vecchiaia. In quest’epoca della vita ci si sente ancora abbastanza giovani da pensare di voler fare tutte quelle cose che non si è riusciti in precedenza, magari quando si era ragazzi
I 50 anni, però, sono anche un tempo di bilanci.
Molto spesso le persone che non hanno vissuto appieno, a quest’età si ritrovano con una voglia esplosiva di fare nuove esperienze, di esplorare, di assaggiare il mondo e via dicendo. Con il risultato che il partner rimane allibito perché, magari, fino a quel momento il compagno che si aveva accanto era tutto fuorché una persona così proattiva.
A 50 anni il corpo cambia e anche la fisiologia.
È chiaro che la coppia deve trovare altri modi per rinnovarsi.
Le crisi di coppia sono normali?
Qualcuno potrebbe chiedersi: ma le crisi di coppia sono normali?
Risponderei che dipende.
Occorre fare una distinzione, tra le litigate in cui il sentimento che lega le due persone non è in discussione e le litigate in cui si mette in dubbio proprio l’amore.
Mi spiego meglio.
Le sfuriate dove si dà per presupposto che l’altro ci ami vengono naturalmente assorbite dalla relazione di coppia.
Viceversa, quelle in cui ci viene il dubbio che l’altro non ci ami sono deleterie perché ci mettono nella condizione di dover ricevere continue rassicurazioni, che spesso non arrivano.
Non ricevendo queste conferme, entriamo in agitazione e il nervosismo ci porta a essere ancora più litigiosi, a entrare in aperto conflitto con il partner, in un’escalation continua.
È un circolo vizioso che porta a crisi di coppia importanti, riconoscibili da alcuni segnali inequivocabili come le litigate interminabili e spesso violente, in cui ci si scarica addosso frustrazione e rabbia, musi lunghi e il venir meno del contatto fisico, della vicinanza e dell’intimità.
Se la crisi avvicina i partner e li aiuta a trovare un nuovo equilibrio, assolutamente sì.
Se, invece, la crisi di coppia allontana due persone, allora no. A meno che non vogliamo credere – come sostengono alcuni – che tutto finisce ed è naturale che le coppie prima o poi si lasciano.
Esistono legami che durano, oltre il tempo.
Crisi di coppia: segnali d’allarme
Se dovessi indicarti quali sono i segnali d’allarme che indicano l’inizio di una crisi di coppia, ti direi che bisogna preoccuparsi dei silenzi molto più che delle litigate.
Il litigio viene prima, certo.
Ma se si discute, si è ancora in rapporto, benché problematico e faticoso.
Quando si smette di parlare, di cercare di chiarirsi – anche con toni accesi alle volte – allora significa che si è arrivati al punto in cui pensiamo che è tutto inutile, che ci abbiamo provato mille e mille volte e non funziona.
Crisi di coppia o fine di una storia d’amore?
Arrabbiarsi significa che si tiene a qualcosa. Noi ce la prendiamo se abbiamo a cuore la persona che abbiamo di fronte, se l’argomento di cui stiamo discutendo ci tocca.
Se non ci arrabbiamo, se non esprimiamo più l’emozione, vuole dire probabilmente che non ci interessa più, che ci siamo stufati, che pensiamo che non ne vale la pena.
Che l’altro è degno soltanto del nostro silenzio e della nostra indifferenza.
Quindi quando capire se siamo di fronte a una crisi di coppia o alla fine definitiva di una storia?
È quando non c’è più nulla da dire.
Meno si parla, e più si va verso la fine.
Come affrontare e superare una crisi di coppia
Arriviamo al cuore di questo articolo cioè:
come affrontare una crisi di coppia e superarla, restando insieme al proprio partner?
È necessario conoscere e gestire il bisogno dell’altro.
Vengono da me Gianluca e Giulia, una coppia in crisi perché non c’è una sessualità. Giulia rinfaccia a Gianluca di non essere più il ragazzo che aveva conosciuto quando si erano fidanzati. Con il matrimonio, lui è diventato più sedentario, più freddo etc.
Quando decido di parlare da solo con Gianluca, emerge un tema interessante: lui non esterna le sue fantasie sessuali alla compagna.
Alla mia domanda: “Perché non lo fai?” Lui mi risponde che secondo lui è una mancanza di rispetto nei confronti della sua partner.
Quindi cerco di spiegarli che l’unica mancanza di rispetto nei confronti di Giulia è proprio quel silenzio rispetto alle proprie fantasie e bisogni. Perché a lungo andare finirà con andare a cercare altrove soddisfazione (anche perché internet è pieno di tutto quello che uno vuole cercare).
Ti lascio con questa domanda, secondo me fondamentale per nutrire una relazione:
Sei sicuro di conoscere i bisogni del tuo compagno/compagna?
Perché spesso dietro una crisi di coppia c’è proprio questo discorso, che molti evitano di fare.